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Economia

Whatsapp, genitori a rischio: la nuova trappola a cui fare attenzione

Attualmente i truffatori si sono inventati un nuovo modo per estorcere denaro al malcapitato di turno. Questa volta lo strumento utilizzato è whatsapp.

Come per quasi tutte le truffe, si fa leva sull’emotività delle persone. In particolar modo dei genitori. Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulla nuova truffa veicolata tramite Whatsapp.

Nuova truffa su Whatsapp. Ora le vittime sono i genitori

E cogliamo l’occasione per fornirvi un piccolo vademecum per stare quanto più lontani è possibile dalle truffe telematiche, Perché proteggersi è facile, basta fare un minimo di attenzione.

Una strana chiamata

Non si può certo dire che i truffatori non abbiano fantasia! Se ne inventano sempre una nuova per sottrarre denaro al prossimo. E sono particolarmente convincenti visto che lo scorso anno, dati della Polizia Postale, il solo settore delle truffe online ha registrato un balzo in avanti del 20% totalizzando la bellezza di 137 milioni di euro in profitti illeciti.

La truffa di cui vi parleremo oggi, in particolar modo, è rivolta ai genitori, specie a quelli in là con gli anni o non molto abili con le nuove tecnologie. Tutto parte da una chiamata su Whatsapp ed il fatto che sia fatta proprio attraverso la app di messagistica non è casuale.

Come saprete, infatti, le chiamate e i messaggi Whatsapp sono protette dalla crittografia end-to-end, ciò significa che solo le persone coinvolte nella conversazione possono avere accesso alla chat.

Insomma arriva una chiamata Whatsapp da un numero sconosciuto, la cui immagine profilo però è spesso o quella di una persona in divisa o una foto che contiene comunque oggetti e simboli che rimandano alle Forze dell’Ordine. Se il malcapitato risponde, la persona che ha effettuato la chiamata si qualificherà come poliziotto. 

Ricordate che la polizia non usa Whatsapp per comunicare con i civili

Una volta” identificatosi” il poliziotto comunica al malcapitato che c’è un problema. Suo figlio o sua figlia sono in stato di fermo perché scoperti a rubare. Chiaramente la situazione è risolvibile all’istante attraverso il pagamento di una certa somma di danaro.

A questo punto il poliziotto/truffatore inizia a fare una serie di domande per far credere alla vittima che ciò che sta dicendo è vero. Citerà dunque il nome del figlio/figlia coinvolto/a, luoghi e persone familiari (insomma tutte informazioni facilmente rintracciabili tramite i social) ma, soprattutto, chiederà alla vittima dove sia in quel momento il figlio/a.

Se il figlio/la figlia dovesse essere in casa è assai probabile che il truffatore riagganci alla velocità della luce. Ove mai non lo fosse la truffa va avanti fino al raggiungimento dell’obiettivo. Ricordate sempre che, i soldi estorti in questo modo non possono più essere recuperati, poiché siete stati voi a versarli sui conti dei truffatori o comunque siete stati voi a dare libero accesso ai vostri conti.

Come proteggersi

In realtà proteggersi da truffe simili è abbastanza facile. Innanzitutto, a meno che non aspettiate chiamate di lavoro o comunque da persone di cui ancora non avete salvato il numero in rubrica, evitate di rispondere ai numeri che non conoscete. Sempre meglio inviare un messaggio dopo in cui ci si scusa per non aver risposto e, contestualmente, si chiede all’interlocutore di identificarsi.

Seconda cosa: la polizia non chiama su Whatsapp e non chiede denaro. Terza cosa: se però il truffatore di turno dovesse essere particolarmente bravo e fosse riuscito a convincervi, procuratevi un secondo telefono o fatevelo prestare da chi è con voi e mettetevi in contatto con vostro figlio/ vostra figlia.

Se fosse impossibile rintracciarlo/a usate il secondo telefono per chiamare direttamente la polizia e chiedere spiegazioni, ovviamente senza che il truffatore che è in chiamata con voi se ne accorga. Insomma in queste situazioni bisogna restare lucidi e mettere in moto il cervello!

Chiara DAponte

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