Il vaiolo delle scimmie è diventato un’epidemia

Il vaiolo delle scimmie, detto mpox, costituisce di nuovo un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale

L’emergenza è stata proclamata dal direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus al termine di una lunga riunione del comitato di emergenza chiamato ad analizzare i rischi connessi all’epidemia partita nei mesi scorsi dalla Repubblica Democratica del Congo.

Cosa sta accadendo con il vaiolo delle scimmie
Il vaiolo delle scimmie è diventato un’epidemia-Credit ANSA-Emiliaromagna.cityrumors.it

Già ieri l’Africa aveva proclamato l’emergenza su scala continentale.

Perché l’epidemia fa paura

La paura, ha spiegato Tedros, è legata a due fattori: le dimensioni dell’epidemia, che ha fatto registrare nella sola Repubblica Democratica del Congo oltre 14 mila casi e 524 decessi nella prima metà dell’anno, superando il bilancio dell’intero 2023.

Oltre a questo c’è il rilevamento e la rapida diffusione di un nuovo ceppo di mpox nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo e il suo rilevamento nei Paesi vicini che non avevano segnalato la malattia, prima e il rischio di un’ulteriore diffusione in Africa e oltre”, ha detto Tedros.

Vaiolo delle scimmie interviene OMS
Tutto quello che devi sapere sul vaiolo delle scimmie-Credit ANSA-Emiliaromagna.cityrumors.it

La trasmissione del virus può avvenire da animale a uomo ma anche da persona a persona e, nel caso della presenza di ferite aperte, anche a causa di oggetti contaminati. Dopo un’incubazione, da 5 a 21 giorni, la malattia è caratterizzata da una fase iniziale, che dura tra 0 e 5 giorni, con febbre, mal di testa, linfonodi ingrossati, mal di schiena, dolori muscolari e astenia. Segue un’eruzione cutanea entro 1-3 giorni dalla comparsa della febbre, iniziando sul viso e dopo in altre parti del corpo

Nell’ultimo mese sono stati segnalati circa 90 infezioni del virus in quattro Paesi confinanti che non avevano mai segnalato la malattia in precedenza: Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda. Ci sono inoltre diversi focolai dovuti ad altri ceppi in Africa e fuori dal continente. Da qui la decisione di dichiarare l’emergenza, che “è il più alto livello di allarme sotto la legislazione sanitaria internazionale”, ha precisato Tedros.

In precedenza era stata dichiarata solo per l’influenza suina nel 2009, per ebola nel 2013 e nel 2019, per la polio nel 2014, per Zika nel 2016 e per il Covid nella 2020, oltre alla precedente epidemia di mpox nel 2022.

Corsa ai vaccini

La risposta all’epidemia è già iniziata. L’autorità per le emergenze sanitarie europea Hera ha annunciato di avere acquistato 175 mila dosi di vaccino da donare ai paesi africani. Altre 40 mila dosi saranno donate dall’azienda produttrice Bavarian Nordic.

Per quel che riguarda i vaccini, il problema sembra più l’accesso da parte dei Paesi più interessati dall’epidemia che la disponibilità. 500 mila dosi di vaccino prodotto da Bavarian Nordic, potrebbero essere prossimi e altre 2,4 milioni potrebbero essere prodotto per la fine dell’anno. Nel 2025 potrebbero essere prodotte altre 10 milioni di dosi.

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