Un danno enorme alla Germania e all’Europa. Dopo due anni le verità affiora ed i contorni sono sempre più netti.
Sul sabotaggio al gasdotto Nord Stream di settembre 2022 ci si sta avvicinando molto velocemente ad una verità inconfutabile e pesantissima
I giudici tedeschi stanno indagando
Un’inchiesta della magistratura tedesca ha indicato come responsabili del sabotaggio un gruppo di ucraini, per uno dei quali Berlino ha spiccato un mandato d’arresto. A completare il quadro ci pensa il Wall Street Journal che rivela informazioni provenienti da fonti militari ucraine anonime e indipendenti l’una dall’altra. Il quadro d’insieme conferma la tesi dei magistrati tedeschi.
E ora sembra davvero che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky fosse al corrente e avesse approvato il piano per sabotare il gasdotto. Dopo un intervento della Cia, informata dai servizi di sicurezza olandesi che avevano saputo tutto il presidente ucraino si era tirato indietro, per il timore di essere coinvolto su una vicenda enorme. La strategia di Kiev è ancora quella di coinvolgere la Russa e Putin sulla faccenda
«Un atto simile può essere compiuto solo con grandissime risorse tecniche e finanziarie. E chi le ha? La Russia», aveva detto Mykhailo Podolyak, il consigliere di Zelensky dopo la pubblicazione dell’inchiesta sul Wall Street Journal. Ma è una tesi che convince sempre meno. «Rido quando sento parlare del sabotaggio a Nord Stream come di un’operazione di alto livello», avrebbe detto una fonte militare ucraina, a conoscenza dell’operazione «Tutto è nato dalla ferrea determinazione di una manciata di persone che hanno avuto il coraggio di rischiare la vita per il loro Paese».
Secondo il Wall Street Journal tutto sarebbe stato deciso nel maggio del 2022 in ristorante ucraino, tra alti ufficiali militari e uomini d’affari. L’idea è quella di distruggere il gasdotto Nord Stream, fonte di energia per la Germania e l’Europa e di soldi per la guerra di Putin.
Dunque a cena vengono decisi finanziatori ed esecutori del piano: gli imprenditori finanziano. A coordinare l’operazione c’è il capo delle forze armate ucraine, il generale Valeriy Zaluzhniy ora ambasciatore nel Regno Unito. Gli accordi sono presi solo verbalmente e arrivano fino a Zelensky, che approva l’operazione.
Violazione del diritto internazionale
Il sabotaggio è avvenuto quattro mesi dopo. Si tratta di un atto che, secondo il diritto internazionale può essere considerato un atto di guerra contro il Paese che possiede l’infrastruttura: la Germania. Il sabotaggio sarebbe costato trecentomila euro: dopo l’addestramento di alcuni subacquei, il piano prevedeva il noleggio di un piccolo yacht con una squadra di sei persone: soldati e civili esperti di mare, una donna a bordo per distogliere l’attenzione e sembrare amici in crociera.
Ma arriva l’imprevisto: i servizi olandesi scoprono il piano, e avvertono la Cia che informa la Germania, e avvisa l’ufficio di Zelensky chiedendo di fermare l’operazione. Zelensky lo fa. Zaluzhniy avrebbe tuttavia ignorato l’ordine.
Le conseguenze del sabotaggio
Dopo l’attacco, che ha distrutto tre dei quattro condotti del Nord Stream, i prezzi dell’energia sono aumentati vertiginosamente. Oggi la Germania paga circa 1 milione di dollari al giorno da sola per affittare terminali galleggianti per il gas naturale, che hanno sostituito solo in parte i flussi di gas russo incanalati dal Nord Stream. I magistrati tedeschi hanno emesso un mandato di cattura europeo per uno dei sei membri dell’equipaggio, Volodymyr Z., che viveva indisturbato in Polonia: le autorità polacche non hanno eseguito il mandato di cattura e lui è tornato in Ucraina, che non estrada i suoi cittadini.
Ora Zaluzhniy è ambasciatore, e gode dell’immunità penale. Le responsabilità dell’operazione sono al momento indimostrabili, perché avvenuta solo verbalmente. C’è da chiedersi cosa avverrà ora tra Berlino e Kiev, e come questo atto di guerra potrà cambiare le relazioni tra Ucraina e Germania.